Manifesto per un’ecologia dello spirito

(‘L’India interiore’ p.180-181-182)

Si parla tanto – e con ragionedell’inquinamento della natura. E l’inquinamento     dello spirito ? Eppure il segnale di guardia è stato largamente oltrepassato

Creare un comitato di ecologisti dello spirito

contro l’inquinamento mentale

Il pubblico è stato sensibilizzato nel corso degli anni a diversi tipi d’inquinamento, come quello dovuto alla combustione di materiali plastici o l’inquinamento acustico. Le immagini dei media a sensazioni creano un inquinamento visuale non meno grande di quello acustico. Questi tipi di inquinamenti portano pregiudizio alla comunità e devono essere controllati dalla  legge. Il potere relativo dei media non deve far tergiversare quando si tratta di prendere decisioni per ridurre la gravità di quei pregiudizi. Si può informare senza fare violenza all’inconscio. E’ inutile mostrare delle immagini che non fanno altro che deprimere senza far capire le cose nel loro profondo. Non si lasciano in giro delle medicine pericolose per la salute del corpo, perché lasciar diffondere senza nessun freno delle immagini patogene per la psiche ?

Certe cifre possono dar da pensare in quanto alla gravità dell’inquinamento mentale dovuto ai media :

Nel 1968 (mille novecento sessantotto), a Detroit, negli Stati Uniti,  c’è stato uno sciopero della stampa scritta e parlata che è durato duecento cinquanta giorni. Il tasso annuale dei suicidi è calato del cinquanta per cento. Il che significa che sui circa sedicimila suicidi riusciti in Francia, ottomila sarebbero da imputare ai media. Senza contare, ben inteso, le depressioni, i tentativi di suicidio non riusciti, l’intensificarsi della tendenza psicopatica, in particolare nei giovani, e, in tutti, l’anestesia mentale che avvolge la vita quotidiana nel suo grigiore…Si tratta di un inquinamento molto più grave di tutte le cartaccie e bottiglie vuote abbandonate sulle spiaggie e le aree da picnic.

Altre statistiche sono interessanti anche perché recenti : in India, da una decina d’anni,  la televisione e i video si sono diffusi in ogni villaggio del paese. Parallelamente, il numero dei ragazzi di quindici-venticinque anni incarcerati, è stato moltiplicato per cinque ! Non poche volte, quando si chiede a questi adolescenti perché hanno ammazzato il loro compagno di classe, rispondono, in sostanza : « Visto in Tivu… » In un’inchiesta recente negli Stati Uniti, risultava che il rischio di passaggio all’atto violento dopo aver visto trasmissioni violente in Tivu (catch, boxe, film, eccetera…) aumenta circa del cinquanta per cento nei maschi e del trenta nelle ragazze in piena adolescenza.

Già esiste un fenomeno di desensibilizzazione : immagini violente viste in una situazione di rilassamento, cioè in una poltrona davanti al televisore, non provocano apparentemente reazioni negative. La gente ha bisogno d’immagini sempre più violente per farsi soffrire, perché c’è nell’informazione un ciclo sadomasochista. Il giornalista, per esempio, violenta sempre di più il mentale di un pubblico che, in fin dei conti, ci prende gusto. E’ vero che questo fa girare il commercio, però psicologicamente è del tutto malsano. La vista della distruzione in atto è una droga che genera assuefazione. Come per il pubblico delle arene dell’antichità, c’è, in un angolo della psiche attuale una sorta di fascino per la violenzareale’, anche se a distanza. Volevano ‘pane e giocchi’, adesso si potrebbe dire che il pubblico vuolevino e sangue’.

Che sia dal punto di vista della psicologia moderna o dello yoga, ogni immagine che penetra nella mente ci lascia la sua impronta. Per le persone che sono state impregnate d’immagini violente nella loro infanzia, il terapeuta non può far altro, spesso, checombinare’ la patologia che ne risulta. Il vero trattamento dovrebbe essere preventivo. Certi possono ribattere che se la gente si vuole distruggere, è libera di farlo. Però la gente non lo vuole. Semplicemente non ha coscienza dell’esistenza di certe leggi psichiche.

Le prime persone da responsabilizzare in quanto a questo inquinamento mentale, sono i giornalisti che riprendono delle scene scelte per la loro violenza sul terreno. Potrebbero invece centrare il loro compito sulle iniziative umanitarie prese per aiutare le vittime di catastrofe o di guerre, iniziative alle quali il pubblico può contribuire in un modo o nell’altro.

L’esperienza spirituale è essenzialmente interiore : un’accozzaglia d’immagini disordinate, catapultate dall’esterno, non può che essere un ostacolo al suo sviluppo. Si potrebbe dire, in questo caso, che questa esperienza intima è tutt’insieme immediata e ‘im-mediatica’.